In Italia tutto crolla, e allora
facciamo crollare anche il Debito Pubblico!
Si parte dal presupposto che chi
negli anni ha sottoscritto cartelle del
debito pubblico, buoni del tesoro, Cct, o Buoni fruttiferi ha già lucrato dei succosi interessi sul
capitale investito, mentre se avesse tenuto i soldi in banca o sotto il materasso o investiti in Borsa adesso si troverebbe col
capitale dimezzato o peggio.
A fronte di questi privilegi già
ampiamente riscossi, chiediamoci perché lo Stato
italiano, che ha sempre più necessità di soldi per far fronte alle proprie emergenze,
dovrebbe continuare a rimborsare i sottoscrittori del debito pubblico?
Perché non la smette di pagare loro 50 miliardi di interessi ogni anno?
Perché non utilizza i 2.200 miliardi di euro del
debito per riparare le scuole
che crollano, i ponti e viadotti di
autostrade fatiscenti, le frane e dissesti geologici che si
sono verificati un po’ in ogni parte
della nazione?
Questo sarebbe il compito di uno Stato efficiente, quello cioè di
garantire il benessere sociale della
popolazione, ad esempio aumentando anche
le pensioni minime alle persone più sfortunate come gli invalidi o i disoccupati e garantendo come da più parti richiesto un salario
minimo di sopravvivenza ai più
bisognosi.
Invece il nostro Stato del menga, diretto da persone e istituzioni capaci solo
di twittare per far vedere che sanno
usare i moderni mezzi di comunicazione sociale,
non si sogna neppure lontanamente di
aderire a questi bisogni elementari e primari i della popolazione, ma
continua imperterrito sulla strada del rimborso
del debito pubblico a persone e banche ed enti che ci hanno già
ampiamente guadagnato sopra.
In una Italia in cui tutto
crolla, è equo, giusto doveroso e
salutare che crolli pure il debito pubblico.
Non lo si deve più rimborsare, o quanto
meno lo si rimborsi come ha fatto l’Argentina
al 10% del suo valore nominale, e almeno non si paghino più i 50 miliardi di interesse
annuo.
Un’ altra soluzione ancora sarebbe quella di
invitare i sottoscrittori di Bot, CCt e quant’altro a
negoziare in Borsa il valore del loro credito e man mano che esso viene in
scadenza, a riceverne il controvalore di
quotazione, senza più alcun rinnovo.
Lo Stato italiano oltre a queste misure drastiche di riduzione del debito pubblico, dovrebbe a questo punto avere
anche la forza di imporre sacrifici economici a tutte le classi
sociali finora largamente beneficate e avvantaggiate, riducendo
gli stipendi, le pensioni, le indennità, le buonuscite al massimo di 5.000 euro mensili netti per tutti, senza guardare in faccia a nessuno.
Se sacrifici devono essere fatti, che
siano sacrifici per tutti.
Non avendo più la palla al piede
del gravoso debito pubblico, e avendo
abolito le distinzioni e i privilegi tra le classi sociali, in questo modo l’Italia
potrà risorgere e far tornare il suo popolo ad un livello di vita accettabile
e dignitoso, ma per far ciò occorre una
classe politica e un governo capaci di
governare sul serio, senza tanti proclami non mantenuti o tanti cinguettii su twitter da uccellini del malaugurio.
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