14 aprile 2015

65.5) In Italia crolla tutto, e allora facciamo crollare anche il Debito Pubblico!



Ieri son crollati il tetto di una scuola e un viadotto autostradale.



In Italia  tutto crolla, e allora facciamo crollare anche il Debito Pubblico!

Si parte dal presupposto che chi negli anni ha sottoscritto  cartelle del debito pubblico, buoni del tesoro, Cct, o Buoni fruttiferi   ha già lucrato dei succosi interessi sul capitale investito, mentre se avesse tenuto i soldi in banca o sotto il materasso o investiti in Borsa adesso si troverebbe col capitale dimezzato o peggio.

A fronte di questi privilegi già ampiamente   riscossi,  chiediamoci perché lo Stato italiano, che ha sempre più necessità di soldi per far fronte alle proprie emergenze, dovrebbe continuare a rimborsare i sottoscrittori del debito pubblico?

Perché non  la smette di pagare loro  50 miliardi di interessi ogni anno?

Perché non utilizza i  2.200 miliardi di euro  del  debito per   riparare le scuole che crollano,  i ponti e viadotti di autostrade  fatiscenti,  le frane e dissesti geologici   che si sono  verificati un po’ in ogni parte della nazione?

Questo sarebbe il compito di uno Stato efficiente,  quello cioè di garantire il benessere sociale  della popolazione, ad esempio  aumentando anche le pensioni minime alle persone più sfortunate come gli invalidi o i  disoccupati e garantendo   come da più parti richiesto un salario minimo di sopravvivenza  ai più bisognosi.

Invece  il nostro Stato del menga,  diretto da persone e istituzioni capaci solo di twittare  per far vedere che sanno usare i moderni mezzi di comunicazione sociale,  non si sogna neppure lontanamente di    aderire a questi bisogni elementari e primari i della popolazione, ma continua imperterrito sulla strada del rimborso  del debito pubblico  a persone e banche ed enti che ci hanno già ampiamente guadagnato  sopra.

In una Italia in cui tutto crolla,  è equo, giusto doveroso e salutare che crolli pure il debito pubblico.

Non lo si deve più rimborsare, o quanto meno  lo si rimborsi come ha fatto l’Argentina  al 10% del suo valore nominale, e almeno  non si paghino più i 50 miliardi di interesse annuo.

Un’ altra soluzione ancora sarebbe  quella di  invitare   i sottoscrittori di Bot, CCt e quant’altro a negoziare in Borsa il valore del loro credito e man mano che esso viene in scadenza, a riceverne il controvalore  di quotazione, senza più  alcun rinnovo.

Lo Stato italiano oltre a queste misure drastiche di riduzione del debito pubblico, dovrebbe a questo punto avere anche la forza di  imporre  sacrifici economici a tutte le classi sociali  finora largamente beneficate e avvantaggiate, riducendo gli stipendi,  le pensioni, le indennità, le buonuscite   al massimo di 5.000 euro mensili netti per tutti, senza guardare in faccia a nessuno.

Se sacrifici devono essere fatti, che siano sacrifici per tutti.

Non avendo più la palla al piede del  gravoso debito pubblico, e avendo abolito le distinzioni e i privilegi tra le classi sociali, in questo modo l’Italia potrà risorgere e  far tornare  il suo popolo ad un livello di vita accettabile e dignitoso, ma  per far ciò occorre una classe politica e un governo  capaci di governare sul serio, senza tanti proclami non mantenuti o tanti  cinguettii  su twitter  da uccellini del malaugurio.



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