10 luglio 2016

66.16) Un solo quesito al referendum o tanti quesiti quante sono le presunte riforme di Renzi? I pro e i contro per il governo e per gli italiani.




Referendum unico o spacchettamento?
 I pro e i contro  per il governo e per gli italiani.



Gli italiani saranno  chiamati ad ottobre a votare sulle riforme costituzionali volute dal governo Renzi a furia di voti di fiducia.

Un si o un no su tutto il pacchetto di riforme.

Ma quanti di noi sanno esattamente di che riforme si tratta?
Perché l’impressione è che  di un insieme di  piccole riforme, di piccoli ritocchi, di riformucole si tratti  , di modo che non valga neppure la pena di darsi da fare per capirne il significato o i significati politici.

Invece  nelle intenzioni di Renzi  ognuno di questi suoi atti politici  avrebbe dovuto essere suscettibile di cambiare l’Italia e l’intero  nostro modo di vivere.
E’ necessario perciò che  ognuno di noi cittadini   ne capisca un po’ di più , e quindi, invece di essere chiamati ad esprimerci con un solo voto di   bocciatura  o di  approvazione sull'intero pacchetto di proposte,  sarebbe utile  uno spacchettamento, cioè  sarebbe utile che ogni proposta  venisse approvata o disapprovata  indipendentemente dalle altre.

Nell'interesse dei cittadini chiamati alle urne  ci vorrebbe  quindi uno spacchettamento per permettere agli elettori di conoscere   su quali  argomenti essi  stanno andando a votare.

Si sta pensando di dividere il quesito unico in quesiti singoli, quali:
- La nuova legge elettorale con esagerato premio di maggioranza al      partito vincitore. - Fine del bicameralismo perfetto,  con la riforma del Senato, e le   sue  nuove modalità di elezione e composizione. 
     - Elezione dei giudici della corte Costituzionale  
- -  Rapporti tra Stato e regioni.
 -   Nuove modalità per i referendum.
 -   Abolizione del Cnel.

Il governo Renzi che finora è stato a favore di un solo quesito, a questo punto  sta valutando con favore l’ipotesi dello spacchettamento perché  è’ evidente che se il referendum venisse  interpretato  dai cittadini quasi fosse  il giudizio di Dio,  cioè se c'è una sola domanda, quel giudizio diventa impegnativo e dunque bisognerà  anche trarne le conseguenze di eventuali dimissione del governo in caso di bocciatura.

 Se invece viene diviso in più domande, cioè  ricollocato in una sua dimensione più tecnica, con una valenza appunto più tecnica, l'impatto sarebbe meno violento nei confronti del governo, il quale potrebbe a questo punto rimanere in carica e  sottoporre a revisione solo  i quesiti bocciati dai cittadini.

Dunque spacchettare sarebbe  anche la via di fuga dalle dimissioni del premier e del governo in caso di sconfitta.

Però  l’attuale legge in vigore , cioè la  legge 352 del 1970  che regola l’istituto del referendum,   prevede un solo quesito ed allora si fa strada  l’ipotesi di ricorrere alla Corte Costituzionale, se la Cassazione il 15 luglio prossimo  dovesse bocciare  la richiesta del referendum spezzatino.
 A partire dalla decisione della Cassazione, infatti, il governo ha un massimo di 60 giorni di tempo per indire la data e dai 50 ai 70 giorni di tempo per celebrare il referendum. Dunque, in teoria, c’è tempo fino a dicembre.

 E su questo slittamento dei tempi l'attuale Presidente del Consiglio  adesso conta molto per restare al governo.

Egli  spera  infatti  così, per quella nuova data referendaria,  di riuscire a far approvare  con l’aiuto indiretto dell’Europa,  una manovra economica densa di flessibilità dalle regole europee, perché Bruxelles dopo lo smacco subito per il bruciante esito referendario della uscita della Gran Bretagna dalla’Unione europea,  non può permettersi che anche  in Italia si apra una fase di  turbolenza politica , legislativa e costituzionale . 


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