21 aprile 2014

32.4) Se le banche Saila mentono, un governo un po’ deciso, che dovrebbe fare? Io per me le chiuderei.

Se le banche Saila mentono, un governo  un po’ deciso, che dovrebbe fare?  Io per me le chiuderei.
Queste banche italiane sono proprio ingorde, antipatiche e … stronze.


Il governo ha deciso di far pagare loro una tassa una tantum sulle plusvalenze ottenute  per l’aumento dl capitale della banca d’Italia e loro si lamentano (era prevedibile e scontato) e minacciano di non finanziare più il credito alle famiglie e alle imprese (contravvenendo così’ al loro compito istituzionale di essere banca cioè di  ricevere i depositi dei risparmiatori per girarli ad altri soggetti finanziari che li chiedono in prestito).
Cosa è mai successo per giustificare  tanto astio nei confronti del governo e per farle  venire meno ai loro  fini istituzionali?

E’ successo che lo Stato  ha regalato alla Banca d’Italia una decina di miliardi perché essa aumentasse il suo capitale sociale dalla cifra irrisoria di 100 milioni a quella ben più  consistente di 10 miliardi di euro.
Per effetto di ciò, essendo il capitale della banca d’Italia  sottoscritto e posseduto in percentuale  da tutte le banche di ogni ordine e grado., è successo che esse si sono trovate , come fosse  manna caduta  dal cielo, di poter  mettere tra le attività del proprio bilancio, le quote possedute  in banca d’Italia, non più per le  cifre ridicole di prima, ma  per importi ben maggiori.


Cosi. se una banca possedeva  prima dell’aumento lo 0,50% del capitale della banca d’Italia, ( che era di 100 milioni) , essa poteva mettere a bilancio tra le sue attività  l’importo di 500 mila euro, ed ora invece, pur continuando  come prima a possedere lo 0,50%del capitale , può, per effetto dell’aumento di questo, mettere a bilancio la bella cifra di 50 milioni di euro.
E la differenza tra  questi 50 milioni di adesso e  i 500 mila euro di prima ( pari a 49 milioni e 500 mila)  si chiama plusvalenza ed è appunto questo guadagno ottenuto senza  muovere un dito che lo Stato vuole tassare , dato che le banche l’hanno avuto a titolo completamente gratuito, per una regalia dello  stesso Stato.

Ma le banche non vogliono pagare nessuna tassa su queste plusvalenze, e minacciano, come  detto sopra, di  non erogare più alcun credito  alle famiglie e alle imprese, contravvenendo con ciò alla loro stessa funzione di banche.

E quindi, a parer mio  e dei miei amici del bar, con i quali  abbiamo dibattuto la questione,  un  governo che voglia sul serio governare  e non tirare a campare,   visto che le banche non vogliono più fare le banche,( cioè non vogliono più dare in prestito i soldi) dovrebbe   ritirare loro la licenza di esercitare il credito   ed obbligarle   a restituire immediatamente ai loro clienti  le somme presso di esse depositate.
E, tempo 15 giorni,  se non ci riescono, dichiararne  al più presto il fallimento o la bancarotta.



Di fronte a una tale prospettiva,  si può stare certi che le banche  abbasserebbero la cresta e   si assoggetterebbero di buon grado a  restituire allo Stato, sotto forma di prelievo  una tantum,  una certa aliquota delle somme  o  plusvalenze  gratuitamente da esso stesso ricevute.


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