Se le banche
Saila mentono, un governo un po’ deciso,
che dovrebbe fare? Io per me le
chiuderei.
Queste
banche italiane sono proprio ingorde, antipatiche e … stronze.
Il governo
ha deciso di far pagare loro una tassa una tantum sulle plusvalenze ottenute per l’aumento dl capitale della banca d’Italia
e loro si lamentano (era prevedibile e scontato) e minacciano di non finanziare
più il credito alle famiglie e alle imprese (contravvenendo così’ al loro
compito istituzionale di essere banca cioè di
ricevere i depositi dei risparmiatori per girarli ad altri soggetti finanziari
che li chiedono in prestito).
Cosa è mai
successo per giustificare tanto astio
nei confronti del governo e per farle venire
meno ai loro fini istituzionali?
E’ successo
che lo Stato ha regalato alla Banca d’Italia
una decina di miliardi perché essa aumentasse il suo capitale sociale dalla cifra
irrisoria di 100 milioni a quella ben più consistente di 10 miliardi di euro.
Per effetto
di ciò, essendo il capitale della banca d’Italia
sottoscritto e posseduto in percentuale
da tutte le banche di ogni ordine e grado., è successo che esse si sono
trovate , come fosse manna caduta dal cielo, di poter mettere tra le attività del proprio bilancio,
le quote possedute in banca d’Italia,
non più per le cifre ridicole di prima,
ma per importi ben maggiori.
Cosi. se una
banca possedeva prima dell’aumento lo
0,50% del capitale della banca d’Italia, ( che era di 100 milioni) , essa
poteva mettere a bilancio tra le sue attività
l’importo di 500 mila euro, ed ora invece, pur continuando come prima a possedere
lo 0,50%del capitale , può, per
effetto dell’aumento di questo, mettere a bilancio la bella cifra di 50 milioni
di euro.
E la
differenza tra questi 50 milioni di
adesso e i 500 mila euro di prima ( pari
a 49 milioni e 500 mila) si chiama
plusvalenza ed è appunto questo guadagno ottenuto senza muovere un dito che lo Stato vuole tassare ,
dato che le banche l’hanno avuto a titolo completamente gratuito, per una
regalia dello stesso Stato.
Ma le banche
non vogliono pagare nessuna tassa su queste plusvalenze, e minacciano,
come detto sopra, di non erogare più alcun credito alle famiglie e alle imprese, contravvenendo
con ciò alla loro stessa funzione di banche.
E quindi, a parer mio e dei miei amici del bar, con i quali abbiamo dibattuto la questione, un governo che voglia sul
serio governare e non tirare a campare, visto che le banche non vogliono più fare le banche,( cioè non vogliono più dare in prestito i soldi) dovrebbe ritirare loro la licenza di esercitare il
credito ed obbligarle a restituire immediatamente ai loro clienti le somme presso di esse depositate.
E, tempo 15 giorni, se non ci
riescono, dichiararne al più presto il
fallimento o la bancarotta.
Di fronte a
una tale prospettiva, si può stare certi
che le banche abbasserebbero la cresta
e si assoggetterebbero di buon grado
a restituire allo Stato, sotto forma di
prelievo una tantum, una certa aliquota delle somme o plusvalenze gratuitamente da esso stesso ricevute.
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