12 agosto 2011

140.1) L’art. 81 della costituzione non deve essere abolito, ma semmai integrato

L’art. 81 della costituzione non deve essere abolito, ma semmai integrato




In questi giorni si fa un gran parlare dell'art. 81 della Costituzione. 
E' un articolo scarno, che recita così:


Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo 
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.

Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.

Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte

.L’on Tremonti addebita alla formulazione dell’art. 81 della Costituzione ( che non obbliga il governo ad ottenere il pareggio di bilancio, ma non gli impedisce di aumentare le passività, ) il fatto che ora in forza di questa norma siamo arrivati ad avere il terzo o quarto debito pubblico del mondo.

Egli, propone quindi di riformare tale articolo, con una modifica costituzionale, immettendovi l’obbligo del “pareggio di Bilancio”. cosicché non si possa spendere un ero in più di quanto previsto, se non con l’imposizione di nuove tasse.


Cosa potrebbe accadere un domani se l’attuale governo modificasse, d’accordo con le opposizioni,  l’art, 81 della costituzione,  e  facesse davvero approvare la norma per cui fosse obbligatorio ottenere il pareggio nel bilancio dello Stato?
Un legge di questo tipo impedirebbe  di fatto ogni elasticità di spesa e finirebbe con gli anni per produrre enormi tensioni sociali e  ulteriore povertà, creando ritardi nelle infrastrutture e nel complesso delle opere pubbliche, e  tagliando anche,  di fatto,  ogni risorsa per le spese sociali a favore della parte più bisognosa della società.
E’ certamente giusto stabilire il principio che lo Stato non possa "spendere e spandere " oltre un certo limite della propria capacità di ricchezza,  e che debbano esistere dei vincoli al deficit statale, ma è senza alcun dubbio ingiusta una legge che imponga l’obbligo costituzionale del pareggio, con i risultati catastrofici elencati sopra.

Non per voler fare i pessimisti, ma, come del resto è accaduto sovente, supponiamo che un qualunque disastro naturale e umano provochi danni per miliardi, che la terra tremi e distrugga le case, che ci sia un’alluvione disastrosa, che il maltempo si accanisca sulle colture e metta in moto qualcuna delle mille frane in agguato sul nostro trascurato territorio.

Ebbene, con questa norma del pareggio di bilancio, a parte il primo intervento frutto di accantonamenti statali già previsti e predisposti, non si potrà più fare niente per la ricostruzione e per la vita di chi è stato colpito, se non rinunciando ai progetti, oppure imponendo nuove tasse o svendendo qualcosa per fare cassa, per non dire poi del rischio di finire nelle mani ricattatorie della finanza  malavitosa  internazionale.

Non potendo spendere un euro in più del previsto, verrebbero colpiti al cuore sia la progettualità che lo sviluppo del nostro Paese.





Viviamo in tempi economici difficili e siamo disposti ad approvare qualsiasi cosa ci aiuti a uscire dal tunnel al più presto, ma le nuove norme devono essere fatte e studiate con ponderatezza, non con il furore di buttare tutto a mare, anche le cose che finora ci hanno tenuto a galla, e l’art. 81 permettendo, in casi di eccezionale gravità , di effettuare spese straordinarie è una di queste.

Invitiamo quindi tutti assieme il nostro Parlamento a pensarci bene prima di abolire tale articolo dalla Costituzione. ma semmai di integrarlo con le parole che “il pareggio di Bilancio è sempre obbligatorio, tranne che nei casi eccezionali dichiarati tali dal governo e avallati dal Capo dello Stato e dal Parlamento entro 10 giorni da tale dichiarazione”.
Facendo così si può attuare il giusto rigore nei conti dello Stato, e nello stesso tempo lasciare aperta la porta per gli accadimenti di gravità eccezionale che (Dio ci aiuti!) dovessero verificarsi. 



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