11 gennaio 2010

8.0) Ribellarsi alle ingiustizie.Ecco quanto ci hanno insegnato i nostri fratelli immigrati di Rosarno.


Ribellarsi alle ingiustizie.Ecco quanto ci hanno insegnato i nostri fratelli immigrati di Rosarno.




Gli immigrati, regolari o irregolari che fossero, di Rosarno, di fronte al cumulo di ingiustizie che dovevano sopportare, ad un certo punto si sono ribellati e hanno messo a ferro e fuoco i beni di quella società che li taglieggiava come schiavi, con orari di lavoro esagerati e buste paga insignificanti, oltre alle varie angherie che la loro condizione di neri comportava.
Ci hanno insegnato che a tutto deve esserci un limite, e che la sopportazione non è infinita.

Magari anche gli abitanti delle cinque regioni del sud in mano alla camorra, alla ‘ndrangheta e alla mafia, si ribellassero come hanno fatto i nostri fratelli immigrati, e mettessero a ferro e fuoco i beni dei mafiosi e dei malavitosi!.
Saremmo di fronte ad un atto di civiltà che per ora appare solo come un sogno.

Eppure, non c’è bisogno di mettersi a rischiare la vita o la propria incolumità fisica: basterebbe che ogni cittadino del sud utilizzasse il suo telefonino per denunciare alla finanza, ai carabinieri, alla polizia chi sta commettendo un reato o un ingiustizia, invece di continuare a vivere , lamentandosi dell’assenza dello stato, in completa omertà e facendo finta di non vedere.

Gli abitanti del sud, devono imparare la lezione: basta con l’illegalità e la corruzione, che stanno strozzando come un cappio l’economia delle loro regioni, e non permettono ai loro figli di trovare uno sbocco lavorativo se non arruolandosi nelle file dalla mafia.

Naturalmente lo Stato centrale deve fare la sua parte.
Il ministro Maroni, invece di inviare 800 militari a Milano a spalare la neve, lasci che la neve se la spalino i milanesi, e mandi invece 800 militari in ogni città e in ogni grosso comune del sud per difendere i negozianti, i cittadini, le persone oneste dal ricatto, dalle richieste di pizzo e dalle estorsioni dei malavitosi.
E se 800 non bastano, ne mandi ancora di più, invece di tenerli nelle caserme a grattarsi.


Lo Stato controlli che tutte le attività lavorative avvengano alla luce del sole e combatta il lavoro in nero, e soprattutto la smetta di essere colluso con la mafia e fare accordi con essa.
Mandi in galera i malavitosi e lì ce li tenga.
Anche lo Stato centrale impari la lezione di civiltà che ci hanno dato i nostri fratelli immigrati di Rosarno: metta a ferro e fuoco , una volta per tutte la mafia e le mafiosità.
E compia finalmente un atto di civiltà liberando così dal cappio gli abitanti delle cinque regioni meridionali ostaggio della malavita.

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